Un incontro a tutto campo con Enrico Granori, presidente ed Edoardo Serata, vicepresidente
di Simone Bianchini e Marco Ferri
A Sacrofano esistono due enti distinti che gestiscono i diritti di uso civico sul territorio: l’Università Agraria di Sacrofano e l’Università dei Possidenti di Bestiame di Sacrofano. Entrambi sono enti pubblici non economici, ma hanno funzioni e competenze differenti. Gli usi civici a Sacrofano rappresentano una forma storica di diritti collettivi esercitati dalla comunità locale su determinati terreni. Se chi vive o semplicemente visita Sacrofano rimane colpito dalle vaste aree di verde, è proprio perché alcune centinaia di ettari di terreno sono vincolati, parte all’agricoltura e parte all’allevamento. I due enti, – degli agrari e degli allevatori – svolgono oggettivamente un ruolo di salvaguardia degli usi civici, utile non solo a chi coltiva la terra e alleva bestiame, ma anche a chi vive e lavora nel territorio, perché – pur la dove si riscontrassero difetti di gestione- la loro presenza garantisce la tutela di quel patrimonio di inestimabile valore che è il verde pubblico, la grande attrattiva di Sacrofano, dove, oltre alle due Università, ha sede anche il Parco di Veio. Qui prendiamo in esame l’Università dei Possidenti di Bestiame di Sacrofano, ente pubblico non economico che si occupa principalmente dell’allevamento del bestiame allo stato brado e della tutela dei beni di uso civico, come previsto dalla legge 1766/1927. Come ci spiegano Enrico Granori e Edoardo Serata, rispettivamente presidente e vicepresidente, si chiama Università perché con “universitas” “in diritto romano, viene indicata una pluralità di cose, di persone o di rapporti giuridici: personarum, la persona giuridica a struttura corporativa” (dal vocabolario Treccani). Dunque, non è un’università accademica nel senso tradizionale, ma un ente pubblico non economico con una lunga storia legata alla gestione dei beni collettivi e degli usi civici nel territorio di Sacrofano. Ma di cosa si occupano gli aderenti all’Università dei possidenti? Innanzitutto, di fida pascolo, la tassa per l’esercizio del diritto di uso civico del pascolo che un proprietario di bestiame deve versare per far pascolare i propri animali su un terreno collettivo: è l’ente che stabilisce annualmente le sezioni boschive nelle quali è possibile svolgere la fida pascolo e il numero di capi da immettere nei pascoli stessi. Poi, c’è l’attività di regolamentazione del pascolo: poiché sono ammessi alla fida pascolo nei fondi dell’ente esclusivamente bovini ed equidi, il bestiame deve essere identificabile tramite marca auricolare o microchip, e i proprietari devono presentare la documentazione richiesta prima dell’immissione al pascolo. Infine, la gestione dei beni di uso civico: l’ente si occupa della tutela e della gestione dei beni di uso civico, garantendo il rispetto delle normative vigenti e promuovendo pratiche sostenibili di allevamento. Edoardo Serata ci ricorda che l’Università Possidenti di Bestiame ha radici storiche profonde: fu fondata infatti nel 1704, poco dopo la cessione del feudo degli Orsini alla famiglia Chigi. Nel corso dei secoli, l’ente ha mantenuto la sua funzione di gestione collettiva dei diritti di pascolo, evolvendosi fino a ottenere la personalità giuridica di diritto privato secondo la Legge 20 novembre 2017, n. 168. Secondo il presidente Granori, attualmente l’Università Possidenti di Bestiame gestisce circa 200 ettari di terreni, su cui pascolano, a seconda della natalità, circa 300 capi di bestiame bovino ed equino, allevati allo stato brado su terreni ancora immuni da ogni forma di inquinamento. In realtà di cavalli a Sacrofano ce ne sono molti di più, basti pensare alla florida attività dei maneggi e all’addestramento per le attività legate agli sport equestri, ma di questo ci occuperemo in seguito. Per quanto riguarda gli allevatori, i membri dell’Università Possidenti di Bestiame attualmente sono 20 soci che si occupano di bovini e 20 utenti che si occupano di equini.