di A I
Nota fin dal XVI secolo, grazie al Bronzino (1503-1572), pittore manierista e poeta fiorentino, la panzanella deve il suo nome da un gustoso neologismo formato dalla parola “pane” e dal sostantivo “zanella”, che in toscano antico voleva dire scodella. La panzanella semplice si fa con pane secco bagnato con acqua, condito con aceto, olio d’oliva, sale, prezzemolo o basilico e “erba pepe”, cioè santoreggia. Ma si può fare della panzanella un vero e proprio piatto da portata. Prendiamo mezza galletta a persona. Si spezza e si bagna con acqua e aceto, si appallottola con le mani e si condisce con sale, pepe, basilico, prezzemolo, capperi e un bel filo di olio extravergine di oliva, quello di Sacrofano. La poltiglia si adagia su piatto da portata e si guarnisce con un pesto di acciughe, una punta d’aglio, un assaggio di peperoncino, il tutto mescolato con aceto e un filo d’olio. E l’estate diventa più buona. P.S.: nell’antica ricetta non era previsto il pomodoro, che invece è stato aggiunto dal XIX secolo ai nostri giorni