Francesco Bonelli, classe 1967, attore, sceneggiatore e regista vive e lavora da anni a Monte Caminetto
Ha lavorato con Luigi Comencini, col quale ha esordito a 13 anni come attore nel film Voltati Eugenio, per poi proseguire con registi del calibro di Luciano Salce, Ettore Scola, Dino Risi. Ha diretto Radio Cortile (2016), Anche senza di te (2018). L’amore allegro (2020) è attualmente disponibile sulle piattaforme. “Il mio punto di vista è l’autenticità”, ci dice Bonelli che predilige narrazioni filmiche all’insegna di una sorta di evoluzione intimista, ancorché sarcastica, a volte comica, di quella che è stata la commedia all’italiana, c he invece fu un fattore molto penetrante di autocritica collettiva dei costumi, delle ipocrisie, dei difetti degli italiani. La scheda di L’amore allegro ci dice si tratti di film sull’amore, sugli errori, sulle scelte che vuole parlare con un linguaggio diretto col pubblico. In queste definizioni si nota l’influenza dell’esperienza televisiva che ha caratterizzato molta parte della vita professionale di Bonelli, il quale ha la vorato spesso con Simona Izzo, ma anche con Ricky Tognazzi per produzioni televisive. Infatti, a un certo punto della nostra conversazione, Bonelli afferma: “La cultur a non è né di destra né di sinistra”. Che però, più c he una presa di posizione politica, suona
come un punto di vista di marketing, cioè il perseguimento di obiettivi di audience utili alla maggiore diffusione del prodotto, a cominciare dall’allargamento del target, come si chiama in gergo il pubblico cui rivolgere l’offerta creativa. È evidente che più alto è il numero degli spettatori, anc he di quelli che si collegano sulle piattaforme, più aumentano le possibilità di produzioni future. Bonelli si occupa anche di insegnamento, in particolare di recitazione e drammaturgia, impartendo lezioni private. Parafrasando una famosa battuta di Casablanca, mitico film del 1942, interpretato dal celebre Humphrey Bogart, e diretto da Michael Curtiz (1886-1962) – leggenda del cinema Made in USA degli anni Trenta – gli c hiediamo: “Francesco, cosa ti ha portato a Sacrofano?”; egli risponde; “La fuga da Roma”.