di Riccardo Tavani

Un agguerrito gruppo di rivoluzionari americani è stroncato dai reparti speciali di repressione, ma la storia non finisce lì, anzi… Dal romanzo Vineland, 1990, di Thomas Pynchon, il regista Paul Thomas Anderson tra una storia d’attualità, dinamica tanto nei contenuti, quanto nella forma cinematografica, sia negli aspetti drammatici, che in quelli ironici, a tratti comici. La vera grande prova d’attore è quella di Sean Penn, nei panni dello spietato colonnello a capo dei reparti speciali di sicurezza. Non da meno Benicio Del Toro, che all’improvviso rovescia completamente la faccia e il carattere del suo personaggio, dando luogo a un vero spettacolo pirotecnico di azioni e situazioni mirabolanti. Leonardo DiCaprio ha il compito di imprimere una piegatura particolare al suo di personaggio. Esperto d’esplosivi che non si fermava davanti a niente, era uno dei leader del suo gruppo rivoluzionario.
Gira, però, tutte le scene della seconda parte in una sdrucita vestaglia da camera, estremamente simbolica del suo attuale stato di ritiro a vita privata in pantofole, divano, cannabis e vecchi gloriosi film. Ma anche una citazione del mitico Drugo nel film del 1998nIl Grande Lebowski. Ritmo caoticamente serrato, suspense continua, con al vertice la scena magistrale di un lungo inseguimento al cardiopalma di tre auto su una lingua d’asfalto che attraversa il deserto. Azione cinematografica e contenuti politici non si separano mai. Il succo politico del film? “Ragazze/i l’America ha ancora bisogno del vostro slancio ideale, ma nelle forme democratiche”. Certo, ok, peccato che nel frattempo politica e democrazia, non solo in America, siano andare a farsi benedire. Da non perdere. Distribuzione: Warner Bros. Durata: 161 minuti.

