di Riccardo Tavani

Un titolo per due film che colpiscono molto per la loro autenticità e intensità, sebbene di ambientazioni diverse. L’ultimo turno, pellicola di stringente attualità per quello che accade intorno a noi, non sempre percepito. Il secondo, Tutto quello che resta di te, per i lampi di atrocità che dalla Storia del ’900 si proiettano oggi fino a noi. L’ultimo turno. In una singola infermiera professionale l’intera umanità ospedaliera, curata e curante. Infermiere e infermieri ascesə con il Covid in paradiso come angelə, sono poi scaranventatə all’inferno come dannatə. Leonie Benesch, l’attrice protagonista è di una sbalorditiva bravura, non solo recitativa, ma proprio come infermiera professionale altamente qualificata. Coinvolgente, serrato, incalzante ridà luce a una verità di cui tutto il mondo è rimasto fatalmente orbo: la progressiva diminuzione degli infermieri dai reparti ospedalieri.
Da non perdere. Regia: Petra Volpe. Distribuzione: Bim. Durata: 91 minuti. Tutto quello che resta di te. La storia di una famiglia palestinese che rappresenta l’intera vicenda esistenziale stessa di questo popolo martoriato, massacrato sotto il cielo di Gaza e Cisgiordania. Un film che ti fa non ribollire, ma scatenare uno tsunami di sangue nelle vene. La spirale di annientamento del popolo palestinese e di razzia delle sue terre dalla proclamazione dello Stato di Israele nel 1948 a oggi. Storia di una famiglia di Jaffa, coltivatori di arance, come tante altre brutalizzata, schiacciata a lasciare la città con la florida piantagione rubata. Tanto da venire condannati alla condizione di perenni stranieri sulla propria terra. Da non mancare. Regia: Chieren Dabis. Distribuzione: Officine Ubu. Durata: 145 minuti.

