
“Tra ciò che vedo e dico,
tra ciò che dico e taccio,
tra ciò che taccio e sogno,
tra ciò che sogno e scordo,
la poesia”.
(Octavio Paz)
Poeta, saggista e diplomatico messicano, premio Nobel per la letteratura nel 1990.È considerato come uno fra i poeti di lingua spagnola più importanti della seconda metà del Novecento, assieme a Juan Ramón Jiménez, Vicente Huidobro, César Vallejo e Pablo Neruda. È vissuto in Spagna per lungo tempo, sostenendo la lotta dei repubblicani contro il franchismo. In seguito, prenderà le distanze dal comunismo. Poi visse in Francia, dove si avvicinò al surrealismo. Durante il soggiorno in Francia lavorò con André Breton e Benjamin Péret. Nel 1945 Paz entra nel servizio diplomatico messicano. Sono questi gli anni in cui scrive “Il labirinto della solitudine“, un saggio sull’identità e sulla cultura messicane. Si lega ad Elena Garro, che sposa e dalla quale ha una figlia. Viene nominato ambasciatore in India nel 1962. Lascia l’incarico nel 1968, in seguito al cosiddetto “Massacro di Tlatelolco”. Nel 1956 vince il Premio Xavier Villaurrutia e nel 1981 il Premio Cervantes lo consacra definitivamente come uno degli autori più importanti della seconda metà del Novecento

