di Alessia Felici, restauratrice
Una telefonata. Don Giuseppe mi chiede “puoi andare a vedere la statua della Madonna di San Giovanni, quella della processione del Venerdì Santo?… sta messa molto male… Dimmi che si può fare”. Chiedo ad alcuni amici se possono darmi una mano ad abbassare la statua a terra e a svestirla. È una caldissima sera di giugno. Siamo io, Giancolombo e Francesca. Porto un faro per fotografare ogni dettaglio. Lasciamo aperto il portone di San Giovanni. La caliamo a terra. Lei è ammantata di nero. Mi chiedono cosa devono fare. “Aiutatemi a svestirla”. Cerchiamo di capire da dove iniziare. C’è silenzio, timore, rispetto… paura di dissacrare con le nostre mani qualcosa che non ci spetta fare. Mi chiedono se possono togliere quella spilla, quel laccio, quel nodo…attendono lo scatto fotografico che immortala ogni gesto, ogni dettaglio… Sotto l’abito nero appare l’immagine di una giovane donna. Lei indossa un corpetto aderente di seta rosso cremisi, rigido ai fianchi perché fatto di stecche di ossa di balena, forse settecentesco ed ha una gonna lampè verde arricciata ai fianchi, riccamente ricamata. Andiamo avanti…Lei è una magnifica marionetta. Ogni articolazione ha uno snodo o un incastro a tenone e mortasa. Per rimuovere il corpetto e sfilare le maniche vanno prima rimosse le mani. Ha una camicia bianca di cotone sottile con pochi bottoni al collo ed un laccetto. Sotto la gonna appare un ammasso di cenci divorati dai tarli…è quel che resta di una braghesse . Fasce di cotone l’avvolgono ai fianchi per serrarla alla sedia su cui è seduta e mantenerla stabile. Le gambe sono diventate sughero, si sono staccate e sono riposte a parte. Osservando quei moncherini si contano tre paia di calze, infilate una sull’altra, come gli strati pittorici che si trovano sulle sculture dei santi. Non si rimuove nulla, per devozione si aggiunge, si nasconde la lacuna e si aggiungono altri strati… Calze appartenute a donne di Sacrofano, rammendate tante e tante volte…forse l’unico paio di calze e poi donate alla Madonna per devozione, per grazia……I suoi capelli, lucidi, forti, scuri, i capelli di Olimpia. Niente verrà buttato…la svestizione, un atto sacro e profano.