di Niccolò Pendenza
Per totalitarismo si intende quella particolare forma di potere assoluto che non si limita a controllare la società, ma ambisce a trasformarla profondamente attraverso l’uso combinato di terrore e propaganda. Questa è la definizione oggettiva, quella che conosciamo tutti. Ma cosa ne penso io, invece? Non avendo vissuto in prima persona sotto un regime totalitario, posso solo cercare di immaginare cosa significhi vivere sotto un regime totalitario, posso solo cercare di immaginare cosa significhi vivere in un contesto del genere. Prendendo come esempio il fascismo, il regime totalitario che si è avverato nella nostra storia, sono sicuro che l’esperienza fosse un misto di paura costante e senso di impotenza. In tale contesto, ogni opinione dissacrante poteva trasformarsi in una condanna e la propaganda modellava pensieri e valori, privando le persone della possibilità pensare liberamente. Ma ciò che trovo più inquietante è il rischio che il regime non solo opprima dall’esterno, ma che riesca a insinuarsi nella mente, fino al punto di non rendersi nemmeno conto di essere schiavi. Forse il pericolo più grande del totalitarismo non è solo quello di distruggere le libertà, ma di plasmare le persone in modo così profondo da renderle complici inconsapevoli del sistema. In questo contesto la società perde la sua vitalità e il suo dinamismo, trasformandosi in una massa informe, priva di autentici legami umani. Eppure, nonostante tutto, ci sono e ci saranno sempre piccole scintille di coraggio, spesso silenziose ma che testimoniano l’insopprimibile desiderio umano di libertà. Questo coraggio lo troviamo nelle parole di Giacomo Matteotti, che nel suo ultimo discorso in Parlamento, prima di essere assassinato, pronunciò una frase che continua a essere tramandata ancora oggi: “Voi potete uccidere me, ma non ucciderete mai l’idea che è in me”: Quella frase non fu solo un atto di sfida al regime fascista, ma un monito per le generazioni future. Anche sotto l’oppressione più feroce, le idee di libertà e giustizia non potranno mai essere soffocate del tutto. (Nella foto: il manoscritto originale)