Innanzitutto, ci rifiutammo di berla, supponendola contaminata. Non so come dare un’idea precisa della sua natura, né posso farlo senza usare molte parole. Sebbene scorresse rapida per vari dislivelli, non appariva mai limpida, a meno che non precipitasse in cascata. Se il pendio fosse stato lieve, avrebbe avuto la consistenza di una densa soluzione di gomma arabica in acqua comune. Questa, tuttavia, era la meno singolare delle sue caratteristiche. Non era incolore, né sempre dello stesso colore, perché scorrendo offriva agli occhi tutte le sfumature della porpora, come le tonalità di una seta cangiante. La lasciammo riposare in un recipiente e constatammo che l’intera massa del liquido era separata in vene distinte, ciascuna di una tonalità particolare, e che le vene non si mescolavano.
Se si faceva passare la lama di un coltello attraverso una delle vene, l’acqua si richiudeva subito, e una volta tolta la lama non restava alcuna traccia.
Al contrario, se la lama veniva inserita con precisione tra una vena e l’altra, si produceva una separazione perfetta che non si ricomponeva subito.
(Edgar Allan poe, “Le avventure di Gordon Pym” -1838)