Perché è importante che Sacrofano attivi il Teatro Ilaria Alpi
di R F
Secondo l’ultimo rilevamento dell’OCSE – Organizzazione per la Cooperazione e lo sviluppo economico, alla quale aderiscono 36 paesi tra cui l’Italia – il livello di analfabetismo funzionale, calcolato su scala fra 1 e 5, si registra che nel nostro paese il 37% della popolazione, compresa tra i 25 e i 64 anni, ha competenza di comprensione e scrittura di testi elementari, se non addirittura inferiori. Un adulto su quattro, dunque, comprende solo testi molto brevi e alcune informazioni. Siamo per questo nel livello 1. Sarebbe utile, per non dire vitale, anche a causa dei noti contrasti che minano gli equilibri globali che richiederebbero capacità di comprensione, di reazione e iniziativa per influire sulle decisioni locali, nazionali e continentali, che le politiche culturali pubbliche si facciano carico di un’inversione della pericolosa tendenza all’analfabetismo. L’analfabetismo di ritorno rende passivi. Meno parole abbiamo più ignoranti siamo e meno partecipiamo alla democrazia. Quando apprendiamo o conosciamo una parola, il cervello attiva una rete di connessioni rapidissime grazie a cui pensiamo a termini affini per significato, opposizione o contesto. È il meccanismo che ci permette di ragionare, comprendere metafore e generare nuove idee sia nel linguaggio quotidiano che nella creatività. Non avere parole a sufficienza significa non produrre connessioni di idee. Questo analfabetismo culturale e sentimentale influisce negativamente sulla partecipazione dei cittadini al discorso pubblico, alla piazza intesa come luogo della polis, alla vita democratica, alla partecipazione politica delle comunità territoriali. Abbiamo già scritto della necessità di costruire una rete attiva tra scuola, biblioteca e teatro. Il teatro, ad esempio, può contribuire alla crescita culturale dei cittadini perché è il luogo privilegiato della parola che permette di esprimere liberamente propri pensieri sul mondo e sulla società. Sono donne e uomini vivi davanti ad altre donne e uomini vivi che si connettono tramite l’ascolto, la ricezione delle parole, l’emozione, il pensiero, il dialogo, la libertà espressiva e la terapia del pensiero. Il teatro crea comunità perché unisce tutti noi nel guardare insieme davanti a noi. Guardare e ascoltare qualcuno che è vivo, qualcuno che è vita, qualcuno che, mettendo la vita in scena, ci rappresenta.

