di Adriano Braidotti
Non sono un assessore. Non sono un funzionario comunale. Non sono un direttore artistico con un mandato. Non posso stanziare fondi, firmare contratti, attivare bandi. Non è il mio compito costruire una rete teatrale che veda Sacrofano come epicentro o snodo. Ma allora, perché scrivo queste righe? Perché chi firma una rubrica come questa, diventa “forza di pressione culturale”. Il mio ruolo non è “parlare per passare il tempo”. Il mio ruolo è tenere alta la tensione. Toccare nervi scoperti. Raccontare cosa manca. Fare nomi (quando serve, se servirà). Spingere amministratori e cittadini all’impegno e alla partecipazione attiva. Non sono un “giornalista neutro”. Sono un curatore culturale che usa la parola scritta come strumento di risveglio. Perché il teatro non è una poltrona, è un presidio civile. È un campo di battaglia gentile, dove la comunità si incontra, si ascolta, si rifonda. Non spetta a me costruire un’associazione, ma posso raccontare storie vere di piazze che si accendono. Non posso fare bandi, ma posso segnalare spazi inutilizzati da riattivare. Non posso imporre sinergie, ma posso scrivere: “Perché un Assessore di un paese non incontra un’Associazione di un altro paese limitrofo, o un altro Assessore?” Non posso obbligare, ma posso chiedere: “A Formello, A Bassano Romano fanno così, perché non possiamo farlo anche qui?” Non posso amministrare, ma posso chiedere: “Che fine ha fatto la proposta di rassegna? Cosa aspetta l’amministrazione?” Il teatro non è un cartellone con quattro titoli per far felice qualcuno. È spettacoli per bambini che imparano a guardarsi negli occhi. Per ragazzi che imparano a immaginare. Per adulti che imparano a ritrovare tempo e respiro. Per anziani che imparano a raccontarsi. Deve essere per tutti, per tutte le classi sociali, inclusivo ed eterogeneo. Durante la mia carriera, ad esempio, sono stato un mimo, Sì, quelli con la faccia bianca, un clown anche, ho girato festival di strada, Pennabilli, Ferrara Buskers, Mittelfest, solo per citarne qualcuno, so cosa vuol dire fare spettacolo con poco ma per tutti. Ma so anche che, con il supporto delle istituzioni, questo “poco” può diventare una miccia che accende interi paesi.Il Living Theatre ha insegnato che il palco e la platea sono lo stesso luogo. Danilo Dolci diceva: “Ciascuno cresce solo se sognato.” Gassman e Squarzina hanno portato il teatro nei quartieri e nelle carceri perché il teatro è battaglia civile. Non posso fare altro che scrivere queste righe. Non posso fare altro che raccontarvi che il teatro è di tutti. Non posso fare altro che accendere, stimolare, chiamare. Perché, alla fine, questo è il mio potere, e questo è il mio confine: non amministrare, ma accendere. E se chi deve capire capirà, allora, finalmente, cominceremo a respirare teatro davvero.
Il programma delle manifestazioni dell’Estate sacrofanese ha segnato un passo avanti nella giusta direzione. Sono stati rispettati due criteri che riteniamo corretti: la multidisciplinarità degli eventi, la definizione delle date in un unico cartellone. A prescindere dalla scelta dei titoli – che dovrà necessariamente essere presa in esame in futuro, secondo i criteri di una linea coerente di politica culturale – sincronizzare eventi diversi con pubblici diversi in un determinato spazio temporale equivale a concepire il palinsesto dell’offerta. È la direzione giusta. (mf).