Ci avreste mai creduto che un giorno un caffè al bar sarebbe arrivato a costare 2.300 lire? È successo in queste settimane: la tazzina che tutti prendono la mattina per tirarsi su è andata più su lei, ha raggiunto quota 1,20 euro, che corrispondono, appunto, a 2.300 vecchie lire. Se ne parlate con il gestore del vostro bar preferito, vi dirà che non è colpa sua, ma del fornitore. Se rintraccerete il fornitore, darà la colpa al distributore, che darà la colpa all’importatore, che darà la colpa al produttore, che darà la colpa all’aumento del carburante, dei dazi, delle tasse, delle dogane e via incolpando. Insomma, nella catena dei costi e benefici, ogni anello può rifarsi sull’anello successivo. Tutti, tranne l’ultimo, cioè il consumatore, che non può scaricare i costi su nessun altro che sul proprio stipendio. Della serie: “ e io pago!”, come diceva Totò.


