Abbiamo chiesto all’Intelligenza Artificiale di parlarci di Sacrofano
La fotografia del paese è imperfetta: produce olio della Sabina e non ci sono cavalli
di Marco Ferri
“Sacrofano ha un’economia diversificata, ma legata principalmente al turismo, all’agricoltura e ai servizi per la comunità locale”. Questa la foto che ci ha scattato una delle più note applicazioni di IA, Intelligenza Artificiale (in inglese AI, Artificial Intelligence), secondo cui l’economia di Sacrofano è caratterizzata da diversi settori, anche se il paese mantiene un profilo prevalentemente residenziale e legato al turismo. Infatti i principali asset economici sono Turismo e Cultura. Turismo naturalistico: la vicinanza al Parco di Veio attira appassionati di trekking, mountain bike ed escursionismo. Turismo storico e religioso: il borgo medievale, il castello Orsini e la Chiesa di San Giovanni Battista sono punti di interesse per visitatori alla ricerca di storia e cultura.
A seguire, ecco segnalato agriturismo e ospitalità: secondo l’IA a Sacrofano ci sono diverse strutture ricettive, tra cui agriturismi e bed & breakfast, che offrono soggiorni immersi nella natura. Poi, ecco segnalato il settore agricolo e l’allevamento; la produzione di olio d’oliva: secondo l’IA, Sacrofano rientra nelle zone di produzione dell’olio extravergine DOP della Sabina, peccato che il disciplinare della DOP non sia d’accordo. Si segnala pure la viticoltura: anche se non a livello industriale, alcuni piccoli produttori locali coltivano vigneti e producono vino artigianale. Per quanto riguarda l’allevamento, emerge la presenza di aziende agricole con allevamenti di bovini, ovini e suini, destinati sia alla produzione di carne che di formaggi locali.

Essere un paese o essere un centro residenziale?
Questo è il problema di Sacrofano, parlarne per affrontarlo insieme è già una soluzione
di Lorenzo Bandinelli
A Sacrofano convivono due anime: quella del borgo che viene dal passato e quella del centro residenziale alle porte di Roma con baricentro spostato verso la Capitale. Se a questo aggiungiamo la tendenza all’isolamento figlia della modernità fatta di social e piattaforme tv la china intrapresa sembra un percorso inevitabile. Perché? Ci sono dei fenomeni quali gentrificazione – l’espulsione dai centri storici della città a causa dell’aumento degli immobili utilizzati per affitti brevi – o la rinnovata esigenza, post covid, di abitazioni a stretto contatto con la campagna o che dispongano almeno di un giardino che, al netto del calo demografico, potrebbero portare ad un incremento della popolazione dei paesi, soprattutto di quelli che gravitano nelle vicinanze dei grandi centri urbani. A dispetto di una ritrovata attrattività abitativa, alla quale non sempre corrisponde un adeguamento del livello dei servizi, si evidenzia però un impoverimento della socialità, ovvero la capacità di connettersi e creare relazioni tra individui. È un fenomeno esteso quello dei paesi che negli ultimi 30 anni hanno raddoppiato i residenti ma hanno ridotto sensibilmente le occasioni o modalità di socializzazione. Le dinamiche sono ovunque simili: paesi se non proprio dormitorio quantomeno senza alcuna attrattiva o possibilità relazionale al punto che chi ci è cresciuto si constata amaramente di vivere in luogo del tutto diverso rispetto a quello dei suoi ricordi. Un recente rapporto della UE ha evidenziato come l’isolamento sia un problema diffuso in Europa, quasi un’emergenza, tanto da essere oggetto di un piano specifico, ‘Lonely-EU’, che si propone di comprendere le cause e le conseguenze della solitudine e dell’isolamento per combattere un fenomeno che, in una società sempre più interconnessa, rischia di lasciare troppe persone senza un’adeguata rete di relazioni sociali significative. Da una parte si assiste allo spopolamento delle aree interne e remote, dall’altra si creano agglomerati alle porte delle città che snaturano il concetto di paese per come lo conoscevamo, o lo idealizziamo. Per i paesi che si trovano più distanti da Roma arginare tale fenomeno è più semplice; da sempre sono dotati di una vitalità diversa, lì vivere il paese è un’esigenza assoluta e non un’opzione snob. Lo sviluppo urbano influenza le abitudini? Sicuramente sì, come il concetto sempre più diffuso per cui uno spazio o un luogo abbiano valore se sono privati o concorrono a generare profitto, vedi parcheggi, e strade, molto meno se sono pubblici e servono ‘solamente’ a fornire benessere o possibilità di aggregazione e passatempo, vedi piazze alberate e giardini. Passa quasi il concetto che gli spazi pubblici, intesi come bar, piazze, giardini, con tutto quello che di positivo si portano dietro in termini di socialità e convivialità, siano sempre più un ripiego per chi non può permettersi ambienti privati ampi e appaganti: in sostanza al netto di un cambiamento sociale legato all’offerta tecnologica attuale, si esce meno perché le alternative sono più intriganti e meno faticose. Questo è il punto della questione. È qui che bisogna intervenire, attraverso iniziative collettive, per ridare vigore a quella socialità che è insieme humus culturale e anima sociale di un paese come Sacrofano.
“Leggo La Nuova Sacrofano perché
è un giornale che piace ai paesani e ai foresti”
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Nel prossimo numero
Un intervento dei responsabili della Fraterna Domus a proposito del ruolo che sta avendo in occasione del 25 Giubileo 2025 e più in generale della funzione che svolge sul territorio.
La biblioteca di prossimità: un’istituzione fondamentale per la comunità
Continua l’analisi degli strumenti culturali di Roma e provincia con il punto di vista della responsabile della biblioteca “Goffredo Mameli”, al Pigneto
di Daniela Ukmar
Le biblioteche civiche, o di prossimità, gestite in genere da enti locali, ricoprono una funzione fondamentale nell’ambito della promozione culturale, educativa e informativa, attraverso i tradizionali servizi gratuiti di prestito e consultazione. Esse costituiscono il cuore pulsante delle grandi città e dei piccoli centri, diventando luoghi di aggregazione che, al di fuori delle logiche commerciali, rispondono ai bisogni di una società democratica e inclusiva, offrendo a ciascuno la possibilità di accedere alla cultura e alla conoscenza. Tuttavia, in un’epoca dominata dalla rivoluzione digitale e dall’accesso universale a Internet, le biblioteche municipali si trovano a un bivio cruciale e sono chiamate a confrontarsi con una serie di sfide. Se da un lato devono mantenere la loro prossimità alla comunità locale, dall’altro sono sempre più influenzate dalla cultura globale e dalle dinamiche delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. L’accesso massivo alla rete ha trasformato radicalmente il panorama culturale, sociale e politico, minando i tradizionali legami basati sulla carta e sulla scrittura e sollevando interrogativi sul ruolo attuale delle biblioteche nella società. In particolare, esse si trovano a dover mediare tra il desiderio di connessione della comunità e la frammentazione delle esperienze che la rete globale e i social network tendono a promuovere, con il rischio di confinare l’individuo nelle proprie “zone di comfort”, senza mai affrontare davvero il “mondo altro”. Questo fenomeno minaccia di indebolire la funzione critica e culturale che le biblioteche potrebbero e dovrebbero svolgere, soprattutto in un contesto in cui la manipolazione delle informazioni è sempre più pervasiva. In tale scenario, le biblioteche sono chiamate a rispondere alla sfida di rimanere allo stesso tempo porte d’accesso alla cultura globale, anche attraverso i servizi digitali, e custodi del legame sociale locale. La loro capacità di navigare in queste acque contrastanti, di soddisfare le esigenze di una comunità sempre più complessa e diversificata, è la chiave della loro vitalità. Sebbene l’evoluzione delle biblioteche dipenda dalla loro capacità di adattarsi, il loro ruolo come servizio pubblico e punto di riferimento culturale e sociale a livello territoriale rimane la bussola che orienta ogni trasformazione. Una biblioteca che voglia davvero essere utile alla comunità deve proporsi come un catalizzatore di cambiamento, contribuendo attivamente alla vita sociale e politica della città. Un tale approccio implica che i suoi obiettivi non si limitino alla mera offerta di servizi, ma che l’organizzazione stessa promuova la cittadinanza attiva, la formazione continua e il dialogo, creando occasioni di crescita per l’individuo. La biblioteca deve essere, cioè, uno spazio di confronto, di sviluppo di opinioni critiche e autonome, dove ogni persona si senta libera di interrogarsi, discutere e evolvere. Le biblioteche sono costantemente alla ricerca di soluzioni innovative per proporre attività culturali e ricreative che rafforzino il legame tra gli utenti e le risorse documentarie, siano esse fisiche o digitali. In contesti urbani complessi, dove la frammentazione sociale è accentuata, le biblioteche di prossimità rappresentano uno degli ultimi luoghi di incontro e condivisione gratuita. Esse svolgono un ruolo cruciale nel rafforzamento del tessuto sociale, rispondendo al bisogno di relazioni dirette e di partecipazione comunitaria. Il sociologo Ray Oldenburg, negli anni Ottanta, ha introdotto il concetto di “terzo luogo”, inteso come uno spazio intermedio tra casa e lavoro, che favorisce l’instaurarsi di relazioni informali tra le persone. Le biblioteche di prossimità incarnano oggi perfettamente questo concetto, divenendo veri e propri laboratori sociali, in grado di costruire comunità e stimolare la partecipazione. Il coinvolgimento diretto dei cittadini, che possono identificare i propri bisogni e contribuire alla creazione di progetti, è essenziale per garantire che le biblioteche rispondano realmente alle esigenze della loro comunità. È ormai evidente che le biblioteche devono andare oltre il tradizionale ruolo di semplici erogatori di servizi culturali e diventare protagoniste nella creazione di iniziative collettive che riflettano le aspirazioni del territorio. Esse devono impegnarsi a superare il riduzionismo che le vede come mere fornitrici di servizi, per diventare piattaforme di produzione culturale innovativa, dove la cittadinanza possa essere protagonista attiva. Un altro aspetto cruciale riguarda l’inclusività, soprattutto in contesti sociali complessi, come quelli delle nostre città. Le biblioteche, in particolare quelle dei quartieri periferici, sono tra le poche istituzioni che cercano di costruire relazioni di fiducia, tutela e coesione sociale. Le loro molteplici attività, incentrate soprattutto sui giovani, si pongono l’obiettivo di abbattere gli stereotipi di genere, etnia e abilità, promuovendo una cultura dell’inclusione e della solidarietà. La biblioteca non si apre solo attraverso la porta fisica, ma come uno spazio di qualità superiore, dove il lettore o la lettrice può trovare l’intelligenza di un’équipe di bibliotecari che gestisce risorse, offre orientamento, mediazione e supporto, facilitando l’accesso alla cultura e favorendo la partecipazione. La qualità dei servizi, l’attenzione alla gestione delle collezioni e l’offerta di un ambiente stimolante sono gli elementi che definiscono l’efficacia di una biblioteca come centro di riferimento. Inoltre, la pluralità dell’utenza richiede una gestione che promuova la cooperazione tra biblioteche e la creazione di reti territoriali, permettendo l’accesso a un patrimonio culturale sempre più vasto. L’evoluzione dei sistemi bibliotecari, che ha portato alla creazione di reti intercomunali, è infatti fondamentale per superare i confini amministrativi e consentire anche a chi vive in piccoli centri di fruire delle collezioni delle grandi città. Nonostante queste potenzialità, i programmi di investimento e le politiche di sviluppo delle biblioteche civiche in Italia sono spesso lenti e insufficienti, non rispecchiando appieno l’importanza di queste istituzioni. La gestione delle risorse, il coinvolgimento degli attori locali e la creazione di una governance partecipativa sono elementi cruciali per garantire la loro sostenibilità e crescita. La mancanza di una politica di rilancio e di un sostegno concreto richiede un ripensamento radicale delle strategie e delle politiche pubbliche nei confronti di una delle istituzioni più vitali delle nostre città.

Cerbottana
Il bugiardo seriale è uno c he racconta frottole sapendo di mentire. Lo sanno tutti. Lui fa fint a di no.
Perché il primo a cui le racconta è sé stesso.


Il Nibbio
di Riccardo Tavani
In attesa che si attivi una sala cinematografica presso il Teatro Ilaria Alpi, ecco la recensione di un film che ci sarebbe piaciuto vedere a Sacrofano. Sorprendente anche per chi a suo tempo ha seguito la vicenda, figuriamoci per chi ne sa poco o niente. Febbraio 2005. L’Iraq è al secondo anno della guerra voluta dagli Usa e dalla coalizione multinazionale contro Saddam Hussein. In Italia c’è il governo Berlusconi III. La giornalista del Manifesto, Giuliana Sgrena, viene rapita a Baghdad. L’alto dirigente del Sismi, Nicola Calipari, è incaricato di risolvere l’affaire. ‘Nibbio’ è il suo nome di copertura. La ricostruzione dei dettagli, dei personaggi, infimi o elevati che siano, degli ambienti, dei set della security internazionale, è anche uno svelamento della personalità nitida, della rigorosa professionalità e capacità di comando operativo di Calipari sul totale campo minato di Baghdad. Soprattutto del suo metodo, consistente nello scoprire tracce, piste, legami e nel condurre poi con sicurezza trattative complicate e rischiose. Nelle quali si espone e si mette sempre altamente in gioco in prima persona. Pure il lato geopolitico della vicenda è incontrovertibilmente e senza equivoci delineato. Una tragedia causata più che da fuoco, da agguato amico, Una delle migliori interpretazioni, o forse proprio la migliore di Claudio Santamaria. S’intuisce il suo essere in ogni istante nei pori della pelle di Nibbio. Tra l’altro l’attore dimostra anche di parlare un ottimo e fluente inglese. I suoi dialoghi, infatti, sono sì sottotitolati, ma non doppiati. Molto brava anche Sonia Bergamasco, nel ruolo di Giuliana Sgrena, seppure appaia meno in scena e, perlopiù, quasi sempre nella stanza della prigionia. Non da meno Anna Ferzetti come Rosa Calipari, la moglie di Nicola. La sceneggiatura è firmata da Sandro Petraglia, Lorenzo Bagnatore, Davide Cosco. La regia è di Alessandro Tonda. Durata 109 minuti.
La fabbrica dell’ignoranza
Ci sono nei fatti due cose: scienza e opinione; la prima genera conoscenza, la seconda ignoranza. (Ippocrate)
Solo per fare un esempio emblematico, dal quale scaturiscono peraltro numerose implicazioni gravemente preoccupanti, si stima che nel 2020 il tempo medio di attenzione degli utenti sui social network fosse di 8 secondi (contro i 12 del 2000, peraltro) e quello continuativo dedicato a leggere un articolo online fosse di 15 secondi (secondo Jacques Attali, in “Disinformati. Giornalismo e libertà nell’epoca dei social”, Ponte alle Grazie, 2022). Informare e informarsi è impegnativo e faticoso, ed è quindi incompatibile con simili tempi. Questo è un problema, perché si tratta di attività essenziali per la democrazia e in generale per il benessere e lo sviluppo della società. La maggior parte degli esseri umani cerca di economizzare sul consumo delle proprie risorse, è quindi naturale che persegua e apprezzi il disimpegno. Ecco allora che nei mezzi di pseudo-informazione di massa si affermano contenuti quali sport, moda, gossip, insomma il futile prevale largamente sull’utile, l’intrattenimento sull’informazione. Come visto, si tratta di un ingranaggio tipico del marketing dell’ignoranza. (Paolo Guenzi, “Il marketing dell’ignoranza “, Egea 2025, pp. 160, € 18,90)
Un Dio abbandona Alessandria
di Plutarco, in Vite parallele
Assediato Antonio dalle truppe di Cesare, si racconta che quella notte, l’ultima, quando la città di Alessandria era in assoluto silenzio e costernazione per il timore e la speranza di ciò che sarebbe accaduto, si udirono in crescendo gli accordati echi di molti strumenti e il chiasso di una gran folla con canti e balli satirici, come se passasse un’inquieta turba di Baccanti; che quella folla sembrò dirigersi dal centro della città verso la porta da cui si andava all’accampamento nemico; e che una volta varcatala, svanì quel tumulto felice, che era stato molto grande. Coloro che danno significato a cose del genere ritengono che fosse un segno indirizzato ad Antonio, il segno che Bacco, quel Dio al quale sempre ostentò di assomigliare e nel quale particolarmente confidava, stesse abbandonandolo.
Madrigale
a cura di Monica Maggi
La mia storia è semplice.
La tua, Amore mio,
è ancora più semplice:
“C’era una volta un fiore.
Nato ai margini di un Poeta…”
Vedi quanto è semplice e bello?
(Il resto te lo racconterò più tardi;
ma così solo, così in silenzio
che solo noi due ascoltiamo).
(SEBASTIÃO DA GAMA da Capo di Buona Speranza, 1947) Sebastião Artur Cardoso da Gama (Azeitão, 10 aprile 1924 – Lisbona, 7 febbraio 1952), poeta e docente portoghese. La sua opera è legata alla Serra da Arrábida , dove visse e che assunse come motivo poetico primario (fin dal suo libro d’esordio, Serra-Mãe, 1945), e alla sua tragedia personale, causata dalla tubercolosi che lo colpì.

Il contributo degli artigiani romeni al tessuto economico di Sacrofano
di Cristina Cotarta
Negli ultimi anni, molti cittadini romeni si sono distinti a Sacrofano in vari settori tecnici e artigianali. La loro presenza è particolarmente marcata in professioni come muratori, idraulici, elettricisti, meccanici, giardinieri e molte altre, dove le loro competenze sono molto richieste e apprezzate. Molti sono arrivati senza una conoscenza perfetta della lingua italiana, ma hanno compensato con la loro dedizione al lavoro, la volontà di imparare e l’abilità manuale. Questo ha permesso loro di integrarsi rapidamente nel mercato del lavoro, soprattutto in settori dove la professionalità pratica è più apprezzata della conoscenza teorica. La loro abilità nel “fare” ha parlato più forte delle difficoltà iniziali, permettendo a molti di affermarsi come professionisti di valore. Oltre a lavorare come dipendenti, molti artigiani romeni hanno avviato attività proprie. In alcuni casi aziende che si occupano di lavori di ristrutturazione, riparazioni e manutenzione hanno permesso loro di diventare imprenditori, con una rete di clienti fidelizzati. In tanti si sono specializzati come idraulici ed elettricisti. La manutenzione degli impianti, l’installazione di nuovi impianti o la riparazione di quelli esistenti cosi come anche ristrutturazioni degli immobili sono lavori indispensabili e grazie alla loro competenza, sono diventati molto richiesti sia da privati che da aziende per lavori di riparazione, ristrutturazione e installazione di impianti. Anche il settore dell’auto-meccanica ha visto una forte presenza romena. Meccanici qualificati o esperti in riparazioni e manutenzione di veicoli sono richiesti. Grazie alla loro esperienza, molti romeni sono riusciti a inserirsi in officine, autolavaggi, o addirittura a gestire atti vità autonome come piccole imprese di riparazioni. Il settore del giardinaggio è un altro ambito dove molti romeni eccellono, grazie alla loro abilità nel curare e progettare giardini, potare alberi e gestire le aree verdi. A Sacrofano, dove molte abitazioni sono dotate di ampi giardini, questi professionisti hanno trovato una nicchia perfetta, offrendo servizi di cura, progettazione e manutenzione delle aree verdi, diventando punti di riferimento per molti residenti. Il contributo degli artigiani romeni al tessuto economico italiano non è solo tangibile attraverso i servizi che offrono, ma anche grazie all’impatto sociale e culturale del loro lavoro. La loro presenza ha arricchito il panorama lavorativo, creando un ponte tra diverse tradizioni artigianali e portando una maggiore diversificazione nei mestieri manuali e nelle piccole imprese. Molti sono ben integrati e offrono un valore aggiunto alla società, non solo attraverso il loro lavoro, ma anche attraverso il loro spirito imprenditoriale e la capacità di adattarsi. In sintesi, il fenomeno dell’artigianato romeno rappresenta un esempio di integrazione riuscita, di competenze trasmesse da una generazione all’altra e di un impegno che ha fatto crescere l’intero sistema produttivo italiano. Il loro operato è un tassello fondamentale del mercato del lavoro, e la loro continua crescita in questi settori non è destinata a diminuire.
În ultimii ani, mulți cetățeni români s-au distins în Sacrofano în diverse domeniitehnice și meșteșugărești, precum zidărie, instalații, electricitate, mecanică auto șigrădinărit. Chiar și fără o cunoaștere perfectă a limbii italiene, aceștia s-au integratrapid pe piața muncii datorită abilităților practice, dorinței de a învăța și dedicațieifață de muncă. Mulți dintre ei au ajuns să devină antreprenori, creând afaceri îndomenii precum renovări, reparații și întreținere gradini. Aceștia sunt foarte solicitați pentru întreținerea și instalarea de sisteme electrice șisanitare, renovarea clădirilor, dar și pentru repararea vehiculelor sau gestionareagrădinilor. Munca lor este apreciată atât de persoanele fizice, cât și de companii. Sectorul meșteșugăresc românesc a adus un impact pozitiv asupra conomiei italiene, nu doar prin serviciile oferite, ci și prin diversificarea și îmbogățirea tradițiilor locale. În concluzie, românii din Sacrofano au demonstrat o integrare reușită și o contribuțieimportantă la dezvoltarea sectorului meșteșugăresc italian.
Senza artigianato non ci sarebbe il Made in Italy
Se l’artigianato italiano è diventato famoso nel mondo è perché è stato capace di esprimere le tre F, cioè food, fashion, furniture
Tuttavia, a un certo punto ha conquistato la leadership con le quattro A: Abbigliamento-Moda, Arredo-Casa, Automazione-Meccanica, Alimentare. Il Made in Italy si è imposto come un modello di produzione e di consumo all’insegna del Fattore B, cioèil bello e il buono. Mentre sembrerebbe che il mondo politico ed economico occidentale fatichi a gestire nuovi rapporti di forza tra mercati globali, e la geopolitica abbia difficoltà ad affrontare controversie, che dal piano diplomatico rischiano di inclinate su quello militare, per finire con l’ostacolare seriamente il sistema Italia, l’artigianato Italiano ha un solida prospettiva, confermandosi a tutti gli effetti come il cuore pulsante del Made in Italy. Qual è il problema? Che la soluzione non dipende dagli artigiani, ma dalla politica, ormai sempre più pericolosamente distante da chi sa come si dovrebbe fare. Gli artigiani di oggi sono Geppetti che danno vita all’economia

La scuola pubblica e il teatro comunale, questione di feeling
Una conversazione con Gabriella Gandellini, presidente del Consiglio comunale, con delega alla scuola, per presentare “Pulcinella nella luna” di e con Federico Moschetti, dedicato ai ragazzi delle medie di Sacrofano, Mazzano e Castelnuovo, in scena il prossimo 23 aprile nel Teatro comunale “Ilaria Alpi”
di Marco Ferri
Più volte ci siamo occupati del rapporto che dovrebbe stabilmente costruirsi tra la scuola pubblica, il teatro e la biblioteca comunali, un rapporto che abbiamo auspicato faccia rete, in grado di estendere i percorsi formativi e favorisca l’incontro fra le esperienze delle diverse culture e generazioni che vivono, studiano e lavorano a Sacrofano, e che, allo stesso tempo, sia utile fattore di coesione sociale.
Dottoressa Gandellini, perché a suo parere è importante la rete scuola-teatro-biblioteca nel percorso formativo?
«Penso che la biblioteca e il teatro siano “altri” modi di fare formazione che si uniscono a quello tradizionale in aula. Sono simili ma anche profondamente diversi. Entrambi sono luoghi di incontro, riflessione e creatività. La biblioteca: il termine βιβλίον (biblíon) era il nome dato alla corteccia interna del papiro e questo materiale era usato come supporto per la scrittura, nel tempo divenne sinonimo di “libro” non solo di “libro scritto”, bensì di “opera letteraria”, di vero e proprio contenuto di cui il libro è contenitore. Quindi portare gli alunni, di tutte le età, in biblioteca diventa l’incontro con i libri, la carta, gli autori, i contenuti reali, tangibili di ciò che studiano in un’epoca in cui la nostra vita è connotata e influenzata dalla tecnologia e dal virtuale. Il teatro: lo vedo da due punti di vista: “andare a teatro” e “fare teatro”. Portare gli alunni a teatro, a vedere spettacoli teatrali, è un modo di farli confrontare con una realtà agita, con emozioni e sentimenti, con fatti e situazioni. Può sembrare un paradosso, ma penso che ciò che viene rappresentato, anche se è un’interpretazione e una finzione, coinvolge sempre persone reali. Fare teatro con gli alunni vuol dire sperimentare, individuare e mettere in gioco capacità e talenti diversi. Penso che costruire una rappresentazione teatrale sia un vero e proprio progetto dove sono centrali ed essenziali metodo, disciplina, ideazione, pianificazione, realizzazione, verifica, comunicazione, collaborazione, integrazione, espressione».
Dunque, secondo lei, quale contributo può dare il teatro alla formazione culturale delle nuove generazioni?
«Vorrei prima soffermarmi su cosa, a mio avviso, si intende, in termini generali, per formazione culturale. Se la intendiamo come formazione al saper essere, al saper stare, al saper relazionarsi, si capisce immediatamente come il teatro è di grande ausilio allo sviluppo e al potenziamento di queste dimensioni, fondamentali per la costruzione di un’ età adulta che sia rispettosa, collaborativa e consapevole. Infatti, al teatro, sia che si viva da spettatori sia da realizzatori, è necessario avvicinarsi preparati, mettendo in gioco impegno e determinazione, fantasia e creatività e tanto altro. È un vero e proprio percorso di conoscenza e crescita. Infatti, attraverso le rappresentazioni sceniche il teatro dà modo di immergersi in storie e personaggi, stimolando la riflessione e l’empatia, permette di esplorare e affrontare tematiche complesse e profonde, coinvolge emotivamente, suscita reazioni e riflessioni. Ogni persona vive e realizza il teatro in modo diverso».
Perché il teatro può diventare un luogo di aggregazione, di coesione sociale e intergenerazionale?
«Perché permette l’incontro di persone diverse per competenza, capacità, esperienze, età, estrazione sociale. Anche attraverso l’uso di diverse forme artistiche, come sono la recitazione, la danza, la musica e la scenografia, il teatro è in grado di creare una connessione diretta tra le persone coinvolte, portando così ad una maggiore conoscenza, comprensione e consapevolezza di ciò che si fa, delle tematiche e situazioni affrontate, delle persone con cui si interagisce».
Stiamo organizzando insieme, La Nuova Sacrofano e Comune e Federico Moschetti, uno spettacolo che coinvolge gli alunni, uno spettacolo all’insegna della commedia dell’arte: che contributo può dare alla didattica?
«Penso che il potenziale didattico della commedia dell’arte sia molto alto. Sappiamo che Commedia dell’Arte è il nome che è stato dato ad uno stile teatrale che, nato in Italia agli inizi del Cinquecento, si diffonde poi nel resto d’Europa incontrando ovunque un enorme successo, soprattutto in Francia. Rispetto al teatro tradizionale, seppur poi in modi diversi, la Commedia dell’Arte si caratterizza per l’assenza di un copione da imparare a memoria; la struttura delle varie commedie si regge infatti su scenari che segnalano agli attori l’indirizzo complessivo, in termini di azioni e interventi comici, ma senza indicare alcun tipo di battuta o dialogo, la costruzione dei quali è lasciata, di volta in volta, all’espressione di ciascuno di essi. Coinvolgere gli alunni in laboratori teatrali basati sulla commedia dell’arte sicuramente stimola la creatività, la spontaneità, la progettualità, la capacità di adeguare il corpo, la voce, la gestualità, il rapporto con lo spazio scenico, nonché la capacità di esprimere in modi diversi le proprie emozioni e i pensieri In questa direzione va, ad esempio, la partecipazione degli alunni della II media, dei Plessi di Sacrofano e Castelnuovo il prossimo 23 aprile nel Teatro comunale “Ilaria Alpi”, allo spettacolo teatrale “Pulcinella nella luna” di e con Federico Moschetti».
Il Comune ha dato il patrocinio: con quale intento?
«La costruzione di un rapporto continuo di collaborazione, scambio e assistenza tra Scuola e Comune è una precisa scelta politica dell’Amministrazione Comunale, che coinvolge il funzionamento dell’istituzione scolastica dal punto di vista organizzativo, logistico e didattico. Tale rapporto, inoltre, si attua anche attraverso la realizzazione congiunta di progetti su tematiche di rilevanza sociale e educativa o in occasione di ricorrenze da celebrare. I progetti, una volta condivisi nelle linee generali con il Dirigente scolastico e il Consiglio di Istituto, secondo i casi, sono condotti dalle maestre o dalle professoresse e coinvolgono gli alunni della scuola materna, primaria e secondaria di primo grado. Il Comune, oltre a dare il Patrocinio, mette a disposizione i locali, biblioteca o teatro comunale, partecipa alle fasi di progettazione, sviluppo, comunicazione e attuazione». Le cose che sostiene Gabriella Gandellini sono chiare, condivisibili e danno il senso dell’importanza del teatro per la comunità di Sacrofano. È necessario si trasformino in atti concreti: il teatro deve avere una gestione stabile, una direzione artistica, una regolare manutenzione, una cartellone che ne espliciti la missione culturale, per essere in grado di allestire spettacoli e di ospitare compagnie teatrali, per entrare a far parte del circuito dei teatri di Roma e della Città Metropolitana.

Hair Beauty, una nuova rubrica
di Emanuele Bruschi
I capelli sono uno degli elementi più visibili del nostro aspetto fisico, e, al pari della pelle, rappresentano una parte fondamentale del nostro corpo che merita attenzione e cura. Sebbene la bellezza dei capelli venga spesso legata a fattori estetici, è importante ricordare che la loro salute non solo influisce sull’aspetto, ma anche sul nostro benessere complessivo. In un mondo in cui l’immagine gioca un ruolo fondamentale, la cura dei capelli diventa un rituale quotidiano che implica conoscenza, consapevolezza e un equilibrio tra trattamenti cosmetici e necessità fisiologiche. La rubrica prenderà il via a partire dal prossimo numero.
Il vostro gatto è un vero felino o un pigro pantofolaio?
di Icilio Tomassetti, veterinario
La presenza di questo splendido animale nelle nostre case risale ad oltre 4000 anni fa, ciò nonostante, il gatto non perde occasione per dimostrare il suo istinto felino. In silenzio, di notte o di giorno, è un abile predatore di topi, piccoli rettili, volatili, insetti, questo è possibile grazie alle sue peculiarità muscoloscheletriche e al suo raffinato sistema sensoriale, soprattutto vista, olfatto ed udito. Nonostante ciò, il nostro micio non disdegna un comodo divano o il letto, ama tremendamente essere coccolato e non rifiuta certamente una bella ciotola di croccantini o di squisito paté. Il suo spirito indipendente non deve però indurci a pensare che non abbia bisogno della nostra attenzione. È importante provvedere nel proteggerlo con le vaccinazioni verso le più comuni forme infettive che lo possono colpire, utilizzare gli antiparassitari contro le pulci e contro i vermi intestinali. Un controllo periodico dal veterinario è sicuramente di aiuto nel rilevare l’eventuale insorgenza di malattie, soprattutto con l’avanzare dell’età, quando i sistemi metabolici del gatto possono iniziare a perdere qualche colpo (ipertiroidismo, insufficienza renale, diabete, sono tra le patologie più ricorrenti). Per ultimo, ma non meno importante, è il consiglio di sterilizzare i nostri gatti. Femmine o maschi che siano, la sterilizzazione consente di ridurre il randagismo secondario alle gravidanze indesiderate e inaspettate, e inoltre, consente di ridurre la trasmissione del virus della Leucemia Felina (FeLV – si realizza con lo scambio di liquidi biologici come trasmissione orizzontale, oppure dalla madre ai gattini come trasmissione verticale), e del virus della Immunodeficienza Felina (FIV – si realizza attraverso lo scambio di sangue per ferite da morso e con i rapporti sessuali).
Piselli al prosciutto
a cura di A I
Se volete fare della primavera la principessa sul pisello, ecco la ricetta che a Sacrofano è diventata una leccornia.
- Mettete in una casseruola un bel cucchiaio del nostro olio d’oliva, al quale aggiungere un altro cucchiaio di cipolla
- Fate cuocere piano piano piano la cipolla, e prima che prenda colore aggiungete i piselli romaneschi, quelli teneri e dolcissimi.
- Dieci minuti e aggiungete un coppino di brodo vegetale
- Alzate il fuoco e fate asciugare il brodo, girando di tanto in
- Assaggiate: prima che i piselli siano cotti, aggiungete un paio di cucchiaiate di prosciutto crudo, tagliato a
- Girate, quando il prosciutto cambia colore, spegnete, e lasciate
La caratteristica del pisello romanesco è che mantiene il suo colore verde, così che accanto al prosciutto appena appena cotto metta allegria, sia alla vista che all’olfatto. Se poi volete che anche il palato faccia festa, servite i piselli con fette di bruschetta. Per la gioia della primavera, la principessa sui piselli.

Pulcinella nella Luna – Un viaggio fantastico alla scoperta di un mondo alla rovescia
Scritto, diretto e interpretato da Federico Moschetti. È una produzione Teatro Origine. Lo spettacolo ha recentemente ricevuto la menzione speciale della giuria al festival “L’arena di Cyrano” – premio “Le mille e una piazza – in memoria di Eugenio Allegri”, organizzato da Atelier Teatro Milano
di Federico Moschetti
Il 23 aprile andrà in scena, presso il teatro Ilaria Alpi di Sacrofano, “Pulcinella nella Luna”, uno spettacolo ispirato alla tradizione della Commedia dell’Arte e del teatro popolare e di strada, pensato per un pubblico trasversale e di tutte le età. Come da tradizione, è uno spettacolo che pone al centro dell’attenzione il racconto fantastico come metafora di vita e chiave interpretativa di emozioni e riflessioni umane, con un linguaggio semplice e accessibile a tutti, stimolando il pensiero critico dello spettatore attraverso riflessioni che scaturiscono dalla comicità del personaggio (l’amato Pulcinella) e delle situazioni che lo vedono coinvolto. Questa chiave di lavoro è stata fortemente voluta, nella realizzazione dello spettacolo, per renderlo adatto soprattutto (ma non solo) a bambini e ragazzi, un pubblico di riferimento imprescindibile per il lavoro sul teatro sociale e civile, orientato in particolare alle scuole: in quanto nuclei fondanti della società di un territorio, infatti, gli istituti scolastici diventano destinatari preferenziali per questo tipo di operazioni teatrali, che portano con sé una valenza formativa importante nel coltivare il pubblico teatrale di domani e, di conseguenza, i cittadini consapevoli e critici che possono davvero fare la differenza in uno sviluppo sociale organico e civile. L’intreccio, per questo, è semplice ma al contempo ricco di riferimenti metafore sociali pregnanti: stanco di non trovare risposte in un mondo spesso più assurdo di lui, Pulcinella decide di cercarle sulla Luna. Lasciando indietro inquinamento, guerre, povertà e fame, cercherà di scoprire come si può vivere “a capa sotto”. Ma se il mondo lassù è la Luna del mondo quaggiù, siamo noi una Luna, per un altro mondo? Attraverso l’esplorazione dei “viaggi lunari immaginari”, che costellano la letteratura antica e moderna, ho immaginato un Pulcinella che esplora “quel mondo di cui questo mondo è Luna” e, attraverso il confronto con le differenze fra questi, scopre le verità del proprio mondo; una metafora in forma di favola, che con l’aiuto della classica maschera e del suo racconto fresco e a volte ingenuo, ci mostra il bisogno di ricercare un altro mondo possibile, una dimensione ideale di armonia con la natura e l’ambiente, per tutti; un mondo che, oggi, ci sembra lontano quanto la Luna, ma che, con l’impegno collettivo, può essere alla portata di tutti. Un esperimento a metà fra teatro di strada e storytelling, attraverso l’uso della maschera di Pulcinella, secondo i canoni della Commedia dell’Arte tradizionale rivisitata: la maschera e pochi oggetti popolano da soli la scena che, attraverso la suggestione del racconto teatrale e delle ispirazioni di grandi autori della letteratura, si trasforma in un universo intero davanti agli occhi degli spettatori.

Ottanta anni fa, quando nacquero democrazia e libertà
25 Aprile 1945-25 Aprile 2025: forse una riflessione è meglio di una celebrazione
Le celebrazioni ufficiali spettano alle istituzioni, a noi corre l’obbligo di proporre qualche elemento che contribuisca a riflettere, più che a ricordare. Il fatto è che il percorso compiuto fin qui dalla “Repubblica nata dalla Resistenza” è stato spesso accidentato dalla mancata piena attuazione dell’art.3 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Come sarebbe fin troppo facile argomentare, alcune linee guida delle politiche economiche adottate negli ultimi quarant’anni, hanno rinfocolato anziché lenire le disuguaglianze che, con l’art. 1, “la Repubblica democratica fondata sul lavoro” si era prefissa di risolvere. Anche l’art. 11, “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, è attualmente un fin troppo fragile baluardo ai venti di guerra e alle tentazioni belliciste. Se la politica, sia a livello centrale che locale fa molta fatica a comprendere e poi a definire le evoluzioni della realtà politica e sociale; se il consenso elettorale si attesta sul meno peggio; se storia e memoria sembrano i concorrenti di un reality, non sono loro, ma noi che dobbiamo cambiare atteggiamento e di conseguenza abitudini mentali, politiche e culturali. Più coesione e socialità e meno social aiuterebbe a essere più attivi e pensanti e non solo fan e follower. Il che è semplicemente un altro modo per dire che democrazia e libertà devono tornare saldamente nelle nostre mani. Che era quello che auspicavano i padri costituenti.
La specialista della frutta e delle verdure
Antonella Grosso, nata a Sacrofano, ogni giorno riempie la borsa della spesa dei suoi clienti di verdure fresche e frutta di fresca, nel punto vendita di Olivia Staffoli, in via dello Stadio. Antonella è solare come il calore naturale che fa maturare i frutti della terra che ogni giorno prepara, pulisce, pesa e incarta per gli avventori della frutteria. Non aspettare sia il medico a chiedervi di mangiare più frutta e verdura, ci pensa il sorriso e la gentilezza di Antonella a convincervi.
Il patron di O’Clock
Eugenio Casella, nato a Sacrofano, gestisce in via dello Stadio il bar O’Clock, che dalla mattina alla sera, a tutte le ore, come dice il nome, serve caffè e ammazzacaffè, sigarette, tavola calda e pasticceria. Qui si viaggia a 3 chilogrammi di caffè al giorno, pari a 450 tazzine, più o meno. Pacioso e gentile, Eugenio serve ai suoi clienti anche chiacchiere, lazzi, facezie e spensieratezze fresche di giornata. (le foto sono di Matteo Marocchi)
I primi tre anni della biblioteca comunale di Sacrofano
di Susanna Gulinucci (*)
Al Tempo Ritrovato, la bellissima Biblioteca Comunale di Sacrofano si affaccia con ampie vetrate sulla piazza principale del paese. È uno luogo in cui si può vivere piacevolmente insieme come comunità, un cantiere culturale dove si impara, ci si diverte, si promuove l’esigenza dei libri come maturazione personale. Dove persone lontane per età e condizione sociale la frequentano sapendo che la biblioteca accetta tutti e che, per quanto diversi, tutti abbiamo qualche cosa in comune. L’ingresso è libero. L’iscrizione gratuita. Il giorno dell’inaugurazione, nell’aprile 2022, ci siamo detti: vogliamo organizzare dei turni per allungare l’orario di apertura della Biblioteca oltre alle 18 ore settimanali deliberate dalla giunta comunale? È cominciato così. Da allora le nostre Associazioni hanno garantito l’apertura pomeridiana finché è stato necessario. Ma non ci bastava. Così, nei successivi tre anni, in un crescendo di orgoglio e impegno personale, abbiamo arricchito l’oțerta con proposte di corsi, laboratori, lezioni, presentazioni di libri, proiezioni, mostre, spettacoli e concerti. Siamo convinti che la Biblioteca, oltre che un luogo dove studiare e leggere, debba essere un punto d’incontro, neutrale, aperto, attrattivo. Un habitat. Una casa, identitaria e coerente. Per questo le nostre proposte, insieme a quelle che abbiamo ricevuto e accolto, hanno un ampio spettro di argomenti e di temi trattati. Dalla storia all’arte alla musica. Dalla conoscenza del nostro territorio ai ricordi dei suoi abitanti. Dai percorsi di benessere, della nutrizione e della memoria all’intelligenza artificiale, alle lezioni sulla Costituzione alle pillole di filosofia. Poi gli scacchi come gioco libero per adulti e come corsi per bambini. Laboratori per ragazzi, dalla settimana del ripasso per gli studenti delle scuole medie alla mini-fiera del libro per lettori dai 6 ai 12 anni. Negli ultimi mesi sono stati attivati corsi gratuiti d’italiano per stranieri, di scrittura, disegno, inglese, grafica web, fumetto, fotografia. Abbiamo organizzato la Giornata della Memoria, quella del Ricordo, commemorato l’anniversario dell’omicidio di Ilaria Alpi e quello di Matteotti, onorato la Giornata europea contro la Disabilità, festeggiato l’Otto Marzo e la partecipazione alla Giornata contro la Violenza alle Donne. E poi i libri. Quelli che fanno parte del patrimonio della Biblioteca, inizialmente donati dalla scrittrice Dacia Maraini e incrementati da donazioni private, quelli che presentiamo insieme ai loro autori (Crepet, De Luca, Calandrone, Mencarelli, Panariello, Raimo, Verdone solo per citare i più noti) e quelli che leggiamo con il gruppo lettura Amici dei Libri, cresciuto moltissimo in questi anni. All’inizio di questa esperienza c’era il coordinamento dell’associazione Libra.2 di Monica Maggi. Da un anno a questa parte sette associazioni si sono unite in Comitato, con un ațdamento biennale da parte del Comune, per l’ideazione e gestione degli eventi che si svolgono in Biblioteca dalle ore 18 in poi (nelle ore precedenti la biblioteca è disponibile per lo studio e la lettura). Ci chiamiamo Ritrova il Tempo perché è quello che ognuno di noi trova ogni giorno per portare avanti il proprio impegno civico. Il nostro è il passa-tempo di infaticabili costruttori di significati e valori.
(*) con Carla Brunetti, Ignazio Cardone, Stefania Culla, Maria Vittoria Magli, Madia Mauro, Domenica Pugliese.
Encomiabile lo sforzo e comprensibile l’enfasi di chi svolge la funzione di promozione degli eventi culturali in biblioteca. Tuttavia, a tre anni dall’apertura, manca la figura fondamentale del bibliotecario e dunque non c’è una programmazione del prestito librario, non c’è un catalogo usufruibile, non esiste un collegamento alla piattaforma del sistema Ceretano Sabatino, né a quello del sistema bibliotecario di Roma Capitale. Il numero degli iscritti è esiguo, non c’è un progetto per fare rete con le altre biblioteche di prossimità. È vero che il Comune soffre della condizione di predissesto ed è appeso agli esiti della trattativa con i liquidatori del consorzio che avrebbe dovuto portare a termine il progetto della RSA, trattativa vitale, per non andare in regime di commissariamento delle entrate comunali. È altrettanto vero, dunque, che permane una nota dolente: la biblioteca comunale non è ancora riuscita a decollare. Una soluzione è impellente. (mf)
